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2009-01-12

Expo 2015, Letizia Moratti va avanti "con qualche difficoltà"

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12 gennaio 2009

Il sindaco di Milano, Letizia Moratti,va avanti nella organizzazione dell'evento Expo del 2015. Ma non nasconde le difficoltà legate al fatto che a 10 mesi dalla vittoria di Parigi la società di gestione non è ancora in essere.

Durante un incontro a Palazzo Marino con il responsabile europeo di Bank of Tokyo, il primo cittadino ha gettato le basi di un accordo con l'istituto di credito nipponico per il finanziamento di quelle opere infrastrutturali per Expo 2015 che non hanno ancora ricevuto la copertura economica da parte del governo.

"Stiamo proseguendo il nostro lavoro - ha spiegato il sindaco e commissario straordinario di Expo 2015 - pur con qualche difficoltà, visto che la società non è ancora partita, per non ledere la continuità del progetto Expo".

Letizia Moratti ha precisato che Bank of Tokyo è un istituto specializzato in operazioni di project financing e quindi potrebbe essere un buon partner per la raccolta dei fondi utili alle infrastrutture indicate nel dossier di candidatura come connesse all'esposizione universale del 2015.

"Abbiamo sempre indicato - ha sottolineato Letizia Moratti - che nel progetto Expo ci sarebbero stati anche i finanziamenti privati". La necessità della copertura economica delle 17 opere infrastrutturali è stata recentemente inserita in un'informativa del Cipe, ma nei mesi scorsi da più parti si era ipotizzata la possibilità di un reperimento dei finanziamenti anche tramite fonti alternative.

 

 

 

 

 

2009-01-10

A Milano dieci mesi a vuoto sull'Expo

di Marco Morino

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10 Gennaio 2009

"Senza garanzie non si parte"

La macchina organizzativa dell'Expo che accumula un ritardo imbarazzante e mortificante, se ripensiamo alle dichiarazioni trionfali rese il giorno della vittoria di Milano su Smirne; il declassamento di Malpensa, che riduce sensibilmente l'accessibilità aerea, soprattutto quella intercontinentale, di Milano e della Lombardia.

Decisamente per la capitale morale d'Italia il momento è delicato. Lo riconosce anche Roberto Formigoni, 62 anni, presidente della Regione Lombardia. Che lancia un ammonimento: "Preferisco avere di fronte a me un quadro negativo, ma chiaro e limpido, piuttosto che una situazione confusa. Così sappiamo dove è necessario lavorare. L'Expo è in ritardo? Tutti finalmente capiranno che è giunta l'ora di assumersi le proprie responsabilità, perché il compito è arduo e va affrontato con impegno e serietà. Malpensa è in crisi? Vorrà dire che Milano e la Lombardia si rimboccheranno le maniche e lavoreranno per far tornare grande il loro aeroporto".

Presidente, ammetterà che questi continui ritardi sull'Expo danneggiano l'immagine di Milano, gettano un'ombra sull'efficienza meneghina e mettono in pericolo l'evento stesso. Qual è la sua opinione?

Milano sull'Expo sta certamente offrendo una cattiva immagine di sé, anche a livello internazionale, ma i rinvii di oggi sono figli dei ritardi di ieri. Mi spiego: abbiamo perso troppo tempo, dalla vittoria di Parigi e fino allo scorso autunno, a discutere e ad accapigliarsi sulla governance, per poi approdare alla soluzione che Regione Lombardia aveva indicato fin dall'inizio. Cioè quella di una società di gestione che rappresentasse in modo equilibrato tutti i soggetti in gioco. L'ultimo stop, quello sui compensi ai consiglieri di amministrazione della SoGe, rientra nella prassi normale dei controlli richiesti dal Tesoro. Non mi scandalizzo per questo. Mi spiace molto per il tempo perso in precedenza. Ma possiamo recuperare.

A dieci mesi dall'assegnazione dell'Expo a Milano si aspettava di essere ancora così indietro sul piano organizzativo?

Ribadisco: era lecito attendersi una partenza più spedita se non avessimo perso del tempo prezioso a inseguire ipotesi solitarie che, alla prova dei fatti, si sono rivelate impercorribili.

Allude al braccio di ferro sulla governance attuato dal Comune di Milano e dal sindaco Letizia Moratti?

Abbiamo tutti presente qual è stato il dibattito in questi mesi. Però dico una cosa: meglio toccare subito con mano le difficoltà e i problemi, anziché partire a razzo e poi ritrovarsi fermi a metà cammino, nel 2012-2013. I ritardi del presente possono avere un risvolto positivo: far comprendere a tutti che l'Expo è opera complessa, un'occasione straordinaria per il rilancio di Milano e della Lombardia. Ma è un'opera che per avere successo richiede serietà, dedizione e determinazione. Vedo con piacere che il presidente della SoGe, Diana Bracco, si sta muovendo in questa direzione. Se dovessimo fallire sarebbe solo ed esclusivamente colpa nostra. Ma è un'eventualità che non intendo neppure prendere in considerazione.

Ma gli emolumenti dei consiglieri di amministrazione della SoGe sono davvero così elevati?

Organizzare un'esposizione universale è un'opera complessa, che richiede professionalità di alto livello, figure competenti e all'altezza della situazione. Però è anche vero che siamo in tempi di crisi, quindi è necessario che i compensi siano improntati al principio della sobrietà.

E i fondi che mancano per le infrastrutture?

Non intendo annoiare con le cifre e quindi andrò subito al punto. Gli investimenti per le opere essenziali, pari a 3,2 miliardi, godono già della totale copertura finanziaria da parte dello Stato e degli Enti locali. Restano da reperire 2,7 miliardi per le opere connesse: 700 milioni arriveranno dai privati. Quindi mancano due miliardi di euro da reperire entro il 2015: anche in tempi di crisi, mi auguro proprio che tali risorse si trovino.

Malpensa, secondo i piani, avrebbe dovuto essere la porta d'accesso privilegiata per l'Expo, il punto d'arrivo per i visitatori di tutto il mondo. E ora si trova senza i collegamenti a lungo raggio.

Su Malpensa deve essere Cai a parlare: se, come sembra, l'alleanza con Air France andrà in porto; se, come sembra, il piano industriale di Cai penalizzerà Malpensa con il taglio dell'80% delle rotte, allora passeremo al piano B.

Qual è il piano B per Malpensa?

Restituire a Malpensa il ruolo di hub attraverso altre strade. Chiediamo al Governo la liberalizzazione delle rotte e degli slot, per calamitare su Malpensa il maggior numero possibile di nuove compagnie aeree, sia per i collegamenti a lungo raggio sia per i voli interni. Prendiamo finalmente atto che Cai abbandona Malpensa. La Lombardia farà da sola, incaricandosi di trovare nuove compagnie per Malpensa. Chiede solo di avere le mani libere attraverso la liberalizzazione dei diritti di volo.

 

 

 

 

 

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